
Anastasia Bartoli, 'la mia Zelmira femminista al Rof'

Il soprano debutta nel ruolo: "In quest'opera vincono le donne"
(di Federica Acqua) Bella, giovane (32 anni), ma soprattutto grande cantante, figlia d'arte del famoso soprano Cecilia Gasdia, attuale sovrintendente dell'Arena di Verona, Anastasia Bartoli debutta all'Auditorium Scavolini per il Rossini Opera Festival il 10 agosto nel ruolo di Zelmira, dopo aver portato in scena con successo nella scorsa edizione quello di Ermione. "Una vera sfida - ammette in un'intervista all'ANSA - perché entrambe le opere erano state scritte da Rossini per Isabella Colbran che poi diventerà sua moglie. Una cantante formidabile, la cui voce dotata di una grande estensione era in grado di passare dai toni alti di soprano leggero e drammatico a quelli gravi di mezzosoprano. In più, rispetto ad Ermione, la parte è molto più lunga ed impegnativa perché abbina al ruolo drammatico e alla morbidezza vocale un lieto fine gioioso di grande agilità e brillantezza, come voleva il pubblico napoletano per cui era stata scritta, che non ha niente a che vedere col resto dell'opera. Anche per questo sono contenta di poterle interpretare nell'ordine in cui sono state scritte. Per fortuna - scherza - essendo stata mia madre una grande interprete di Rossini, ho cominciato a sentirlo quando ero ancora in pancia e ho sviluppato nei confronti del compositore un grande amore, che è cresciuto col canto, affinando la mia tecnica vocale e interpretativa". Ambientata in un ipotetico regno di Lesbo, la vicenda narra del re Polidoro (Marko Mimica) che viene nascosto dalla figlia Zelmira in una tomba per salvarlo dalla morte dopo essere stato deposto dall'usurpatore Azorre. Ma quest'ultimo verrà assassinato da Antenore (Enea Scala), che con i suoi scagnozzi darà la caccia al re incolpando Zelmira di aver ucciso sia lui che Azorre, fino al salvataggio di Ilo (Lawrence Brownlee), marito di Zelmira, che giunge coi suoi guerrieri ad assicurare il lieto fine. Sull'interpretazione, nonostante un libretto "che non è né tra i più belli né tra i più comprensibili", la protagonista non a dubbi: "Sarà una Zelmira con una grande forza d'animo, combattiva e resiliente, molto più degli uomini coprotagonisti. A partire da Polidoro che, benché re, non fa niente per salvarsi e dipende totalmente dalla figlia anche per nutrirsi, fino al marito, che crede a tutti tranne che alla moglie, e ai nemici di quest'ultima, pronti a colpire vigliaccamente nell'ombra. In questo senso - conclude Bartoli - si può parlare di un'opera femminista, perché ad emergere per coraggio e determinazione sono soprattutto le donne: Zelmira e la sua confidente Emma (Marina Viotti ndr)". La protagonista, nella regia di Calixto Bieito, appare infatti prima in abiti militari e poi ingabbiata in un'enorme gonna ottocentesca, simbolo della prigione in cui l'hanno rinchiusa i cospiratori, in un'ambientazione astratta con al centro un grande palco semovente che ospita anche l'orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Giacomo Sagripanti, assieme al Coro del Teatro Ventidio Basso che si sposterà in diversi spazi dell'Auditorium. I protagonisti si muoveranno poi su tutti i lati della pedana offrendo al pubblico diversi punti di vista, mentre una statua di Azorre quale angelo della morte, sarà sempre presente sul palco dai cui incavi si scorgono terra e acqua, come altrettanti luoghi dell'azione scenica. Nonostante il libretto di Andrea Leone Tottola non la riporti per timore della censura, l'allestimento prevede anche la scena di derivazione mitica di Zelmira che nutre il padre col proprio latte materno. "È un quadro previsto, ma sarà solo evocativo. Non mi pagano abbastanza per spogliarmi", conclude ridendo Bartoli.
X. Barbosa--JDB