Cittadinanzattiva, 'fino a 360 giorni di attesa per una tac'
105 giorni per una colonscopia urgente. 'Salute a rischio per divari territoriali'
Liste d'attesa, carenza di personale e disomogeneità territoriale mettono ancora a rischio l'effettività del diritto alla salute. Emerge da due Rapporti presentati oggi da Cittadinanzattiva. Dall'analisi sul 2024 di oltre 16mila segnalazioni dei cittadini emerge che il 47,8% riguarda difficoltà di accesso alle prestazioni, soprattutto per le liste d'attesa: fino a 360 giorni per una Tac, 720 per una colonscopia e 500 giorni per le prime visite specialistiche. Secondo un'elaborazione su dati Agenas 2025, però, nella fascia di priorità urgente la colonscopia supera, per 1 paziente su 4, i 105 giorni rispetto al limite delle 72 ore. Nelle fasce D (Differibile, entro 60 giorni) i tempi massimi sono ampiamente superati ed arrivano fino a 147 giorni per la mammografia e a 177 giorni per la visita dermatologica. I due rapporti (Rapporto Civico sulla salute 2025 e Rapporto sulle politiche della cronicità) sono stati presentati nel corso dell'evento al ministero della Salute 'L'incomprimibile diritto alla salute. Riforme in corso, bisogni in attesa'. "Serve un nuovo Piano Sanitario Nazionale e l'attuazione piena delle riforme. Chiediamo a istituzioni e professionisti di ritornare a un dibattito unitario in cui privilegiare la partecipazione, le interconnessioni e la sinergia per ridare nuovo ossigeno ad un concetto di salute basata sulle persone, siano essi professionisti che cittadini", dichiara Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva. Dall'analisi di 16.854 segnalazioni contenute nel Rapporto civico 2025 di Cittadinanzattiva emerge che il 47,8% riguarda difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie, soprattutto a causa delle liste d'attesa, oggi la criticità più grave del Ssn. Per verificare l'applicazione della legge 107/2024 per la riduzione delle liste di attesa, Cittadinanzattiva ha chiesto dati alle Regioni: solo 8 hanno risposto in modo completo, 5 non hanno risposto e le altre hanno fornito informazioni parziali. Ciò conferma forti disuguaglianze territoriali, con l'accesso alle cure ancora dipendente dalla Regione di residenza. Dalle risposte emergono ulteriori criticità: mancanza di dati (spesso giustificata con il passaggio alla piattaforma Agenas), assenza di monitoraggio di indicatori chiave e forti differenze nei Percorsi di Tutela. Alcune Regioni garantiscono una presa in carico attiva del cittadino, altre demandano tutto alla burocrazia o non forniscono informazioni. Nel complesso si evidenzia un netto divario Nord-Sud, con maggiore trasparenza ed efficacia al Centro-Nord e carenze significative nel Sud.
P. da Silva--JDB